La vittoria di Cristo ha le mani forate – Di Rossella Ferrara

Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere”

Isaia 53,2

…eppure dopo più di 2000 anni siamo qui a parlare di un uomo, di un Dio che ha avuto la strana idea di mostrarsi completamente diverso da come si sarebbe potuto immaginare.

Un Dio che manifesta tutta la sua potenza inchiodato ad una croce, umiliato e deriso da chi credeva di avere la verità in tasca.

Il Cristo, il Messia aspettato per secoli, colui che avrebbe dovuto salvare il popolo di Israele con braccio vittorioso, si trova appeso, nudo e mortalmente ferito.

Un Dio indifeso e con le mai legate non piace, non serve; gli umani preferiscono entrate trionfanti, applausi, luci, ricchezze che confermino l’importanza di chi abbiamo davanti!

Altro che un poveretto con una corona di spine sulla testa.

Se una corona ci deve essere: che sia d’oro, che abbia diamanti e pietre preziose. Vogliamo uno splendore che piaccia.

Ma che razza di Dio è?

Chi può salvare qualcuno, se non è in grado di salvare se stesso?

Perchè Dio nella sua immensa sapienza si “ridicolizza” in quel modo?

La risposta c’è! e la troviamo nella lettera agli ebrei di san Paolo:

“Non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato”

San Paolo

La grandezza di Dio sta nel suo bisogno di farsi prossimo all’uomo al punto da patire dolori fisici e mentali, così che mai nessun uomo possa dire “Dio non mi capisce”.

Allora, ecco lo splendore che ci attrae: l’amore di un Dio che si fa uomo normale, debole, ultimo per poter stare con gli ultimi.

Che ce ne saremmo fatti di un re vittorioso nei nostri giorni di dolore, nei giorni di prova? A chi ci saremmo aggrappati quando ci saremmo sentiti soli? A cosa ci sarebbe servito un Dio vissuto 2000 anni fa che avrebbe conquistato ricchezze e paesi con braccio teso e armature d’oro?

A niente!

L’immensa sapienza di Dio ha pensato che al cuore dell’uomo servisse un compagno di viaggio, che potesse camminare con lui nelle sue storture quotidiane;

un amico con cui parlare che avesse sofferto sul serio e proprio per questo si potesse immedesimare in ciò che vive l’umanità tutta.

E allora si incarna, crea relazioni, vive l’emigrazione, lavora, sperimenta la fame e la sete, il tradimento, il fallimento, l’esclusione, l’umiliazione e, sulla croce, il senso di abbandono.

Ma!

Tutta questa storia non è come quei film tristi e deludenti che finiscono con lunghi titoli di coda, che si guardano in maniera passiva quando la finale del film non ti ha lasciato le forze per alzarti e andare via dal cinema;

c’è ancora un’altra scena la più importante: quella che aspettavi con tutto il cuore, succede veramente; quell’uomo si salva, risorge!

Non è più con il volto grondante di sangue ma radioso, è in piedi e sta benissimo.
É trionfante, è vittorioso, proprio come ce lo eravamo immaginati.

Eppure ha sulle mani e i piedi dei segni, non li ha cancellati, ha voluto che restassero, perchè nessuno dimentichi quello che ha vissuto, perchè non si guardi a Lui solo come colui che trionfa, ma colui che ha sofferto e ha patito, ma che Dio ha salvato poiché si è era abbandonato completamente a lui.

É questo quello che siamo chiamati a fare: abbandonarci a Dio mentre il nostro cuore cade a pezzi, certi che con Lui saremo salvi.

San Paolo, nella lettera ai Corinzi scriverà

Cristo crocifisso è scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per chi crede è potenza, sapienza di Dio!

San Paolo (1Cor 1,23-24): POTENZA E SAPIENZA

seppur celata agli occhi di molti.

Allora eccoci a festeggiare anche quest’anno la potenza e la sapienza, la vittoria di Cristo sulla morte, una vittoria che ha le mani forate e il fianco aperto, perchè nessuno si senta lontano da Dio, ma suo prossimo.

Buona Pasqua Rossella Ferrara.