Il Tatzelwurm è una creatura leggendaria delle zone limitrofe a Grenoble, ed viene solitamente descritta come un’enorme lucertola con due o quattro zampe, il volto felino e la pelle a squame serpentidi ed ha molti altri nomi regionali, tra cui Bergstutz , Springwurm , Praatzelwurm e, in francese, Arassas .


Il suo nome vuol dire letteralmente “Verme con le zampe” in tedesco e storie molto simili come anche la sua descrizione se ne ritrovano anche in Trentino, in Friuli, in Svizzera, in Germania ed appunto in Francia.
Come detto, a seconda delle versioni possiede due o quattro zampe, fauci piene di denti appuntiti, e in alcuni casi pelle squamosa mentre in altri una sottile peluria su tutto il corpo o sulla parte mammiferina che va via via a scmare verso la coda lasciando al posto dei peli piccole scaglie.
A questa Creatura viene attribuita la capacità di uccidere anche semplicemente con il solo sguardo o di avvelenare coloro malcapitati che si ritrovano nelle sue vicinanze con il suo alito venefico. Wyss riporta una descrizione favolosa, invece, di un certo, e non ben identificato, pastore della valle di Gadmen che diceva che esistevano due tipi di Tatzelwurm, quelli bianchi con una piccola corona e quelli neri più comuni.
Già nel 1640 nel Tomo del Serpentum et Draconum Historiae lo studioso di scienze naturali Ulisse Aldrovandi racconta la cattura, avvenuta secondo le antiche ed orali leggende nel 1499, di un simil drago dalle fattezze semi mammiferine in territorio svizzero.


La Creatura in questione era munita di orecchie appuntite come i felini e presentava anche lungo il corpo caratteristiche comuni ai vermi.
Il primo avvistamento della Creatura, documentato per iscritto, avvenne nel 1660 sulle Alpi, quando un certo Andreas Roduner si trovò di fronte ad una Creatura molto particolare, nella sua descrizione figurava con una testa piccola quanto quella di un gatto e molto simile ad esso, rimaneva eretta sulle zampe posteriori ed era alta quanto un uomo pressappoco, il corpo lo descrisse completamente ricoperto di scaglie e provvisto di una lunga coda.
Tale avvistamento fu riportato anche in un racconto del medico naturalista Johann Jakob Scheuchzer all’ interno della sua Itinera Alpina pubblicata nel 1723.
Continuando sulle tracce del ” Mostro ” si arriva poi al 1779 quando a Unken, in Austria, un contadino, tale Hans Fuchs, raccontò di essersene trovato ben due davanti, ed alcuni suoi conoscenti sostennero dopo che morì di infarto mentre nel raccontarlo ricordava quell’ episodio per lui terrificante.
A riprova di tale avvenimento i parenti lo commemorarono con un’icona pittoresca ancora oggi conservata nel Museo di storia naturale di Salisburgo, che rappresenta Fuchs steso a terra con le creature poco distanti, qui raffigurate grosse quanto conigli, con una lunga coda, quattro zampette e una lingua biforcuta e Fuchs che si tappa il naso con una mano per cercare di scampare al terribile e venefico fetore delle bestie.
Ci sono molti racconti sulla leggenda del Tatzelwurm.


Una delle tante storie orali e non ben datate è quella di una giovane ragazza che lavorava in una fattoria svizzera.
Mentre tagliava gli steli dei fagioli accidentalmente avrebbe disturbato la tana di un Tatzelwurm e che da quest’ultimo quindi venne attaccata.
Il Tatzelwurm in questo racconto era descritto come di colore grigio e delle dimensioni di un comune gatto domestico con un corpo carnoso e glabro e dotato solo di due zampe anteriori.
Secondo la storia il Tatzelwurm guardò torvo la ragazza e lei scappò descrivendo i suoi grandi occhi luminosi troppo intensi e profondi per un animale.
Nel 1828, un altro contadino raccontò di aver trovato il cadavere di un Tatzelwurm ma che purtroppo pur riuscendo a portarlo a casa trascinandolo alcuni corvi avevano già mangiato metà della Creatura rendendola poco ricnoscibile come prova.
In tempi più moderni, e più precisamente tra il 1931 e 1934, la rivista altoatesina Der Schlern pubblicò alcuni articoli che raccontavano di almeno 85 casi di avvistamenti.
Tracce del Tatzelwurm si hanno anche in Italia: nel 1963 a Sacile (Pn) e nel 1975 a Goro (Fe) sarebbero stati visti due enormi serpenti con le zampe.
Ma andiamo ancora più avanti nel tempo, al 1969, a Longostagno, in provincia di Bolzano, un uomo giurò di aver incontrato un grosso rettile simile a una salamandra, ma con due sole zampe e capace di gonfiare la gola, una testa non rettile e due occhi penetranti.
Nel 1971, poi, fu la volta del quotidiano ” La Notte ” di parlare della Creatura dandogli l’ appellativo di Drago delle Alpi.


La testimonianza era stavolta di una dottoressa di nome Alice Hoose che sosteneva nn solo dell’esistenza della Creatura Tatzelwurm ma addirittura di una colonia di draghetti stanziata sull’Altopiano del Renon.
Secondo la suddetta dottoressa Alice Hoose ce n’erano svariate dozzine in quel luogo e si cibavano di topi e lucertole che catturavano grazie al loro veleno.
La Hoose provò anche a documentare la scoperta con un’apparecchiatura fotografica ma, a suo dire questa, e tutte le prove raccolte, le vennero rubate da degli uomini del luogo che temevano un sovraffollamento di ricercatori e studiosi oltre che di curiosi nelle loro zone.
Sulla natura del Criptide resta un alone di mistero anche per via del fatto che non esistano prove materiali di nessun genere, nemmeno ossa o resti, per confermarne la sua reale esistenza, di conseguenza l’ipotesi più accreditata per spiegare gli avvistamenti del Tatzelwurm è che siano da attribuirsi a serpenti o mustelidi di specie rare e forse, ad oggi, anche del tutto estinte.
Nonostante questo, il criptozoologo Ulrich Magin che è a tutt’oggi uno degli studiosi che sostengono l’esistenza di specie animali ancora sconosciute, è convinto che il Tatzelwurm esista ( o sia esistito ) davvero e che sarebbe ( o sarebbe stato ) un anfibio simile alla salamandra gigante della Cina o alla salamandra del Giappone.