La panchina al binario 3
Il mistero gentile di una stazione che non dorme mai

C’è una stazione, in una piccola città di provincia, dove il tempo sembra essersi fermato. I binari arrugginiti, i fari che tremolano nel buio e un orologio rotto che segna sempre la stessa ora. È qui che nasce la leggenda della panchina al binario 3, un luogo che – si dice – non resta mai vuoto troppo a lungo. Nessuno sa da quanto esista quella panchina, ma tutti ricordano le voci dei ferrovieri più anziani: “Lì si siede ancora il signor Lorenzo”.
Una notte come tante, Marta – una studentessa universitaria che aveva perso l’ultimo treno – si trova sola sulla banchina, sotto la pioggia. Il telefono scarico, la stazione deserta. Poi, tra le luci intermittenti, nota una figura: un uomo anziano, vestito con un’eleganza d’altri tempi, cappello grigio, bastone, mani tremanti. Si siede accanto a lui, forse per sentirsi meno sola. L’uomo la saluta con garbo, le parla come se la conoscesse da sempre. Le racconta di viaggi, di scelte fatte e di treni che si perdono, ma che ogni tanto ritornano. Marta ascolta, affascinata da quella voce calma che sembra custodire la memoria di un tempo lontano.
Quando l’altoparlante annuncia un treno straordinario in arrivo – un treno che non figurava su nessun tabellone – Marta ringrazia l’uomo e lo saluta con un sorriso. “Non sei tu a dover ringraziare,” risponde lui, guardandola negli occhi. “Era da anni che aspettavo qualcuno che mi vedesse davvero.” Marta sale sul treno e, voltandosi, vede la panchina vuota. Nessuna traccia di lui, nessun segno che fosse mai stato lì.
Il giorno dopo, la ragazza racconta l’accaduto a un ferroviere anziano, che le risponde con un sorriso amaro: “Il signor Lorenzo era uno dei nostri. Morì qui, tanti anni fa, aspettando il figlio che non tornò mai. Ma qualcuno dice di averlo visto, ogni tanto, seduto su quella panchina… a fare quello che ha sempre fatto: aspettare.”
“La panchina al binario 3” non è una storia di paura, ma di presenza. È un racconto che parla di ascolto, di legami invisibili, di quella solitudine che a volte ci fa incrociare anime gentili rimaste a metà strada tra passato e ricordo. In un’epoca in cui corriamo senza fermarci, questa storia ci invita a rallentare, a sederci, a guardare negli occhi chi ci passa accanto. Forse anche noi, come Marta, possiamo incontrare qualcuno che non cerca di spaventarci, ma solo di essere visto.
Il racconto fa parte della serie “L’altro lato” di AP Web Radio Social TV, un progetto che intreccia narrativa, musica e video per dare vita a esperienze emozionali e immersive. Ogni episodio è un viaggio tra il mistero e l’intimità umana, dove i fantasmi non fanno paura, ma parlano di noi.
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Perché, a volte, la verità si trova solo… nei racconti dal buio.
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