Dipendenza: quando non scegli più tu
C’è un momento in cui smetti di scegliere...
C’è un momento in cui smetti di scegliere.
Non lo sai subito. Anzi, spesso pensi ancora di avere il controllo.
“Solo questa volta”, “Posso smettere quando voglio”, “Non è un problema”.
Finché ti accorgi che non sei più tu a guidare.
La dipendenza ha preso il volante.
🔥 La verità che pochi dicono

La dipendenza non è una questione di forza di volontà.
Non è pigrizia.
Non è debolezza.
È una malattia cronica del cervello. Reale. Misurabile.
Un meccanismo complesso che cambia il modo in cui pensi, senti, decidi.
Chi è dipendente non cerca lo “sballo”. Cerca sollievo. Una tregua.
Dalla noia, dal dolore, dalla solitudine, dal vuoto.
E lo fa ripetendo lo stesso gesto: una sostanza, un comportamento, un automatismo.
Diventa abitudine, poi necessità, poi prigione.
🧠 Cosa succede nel cervello
La dipendenza agisce sul sistema di ricompensa del cervello.
Dà una scarica di piacere (dopamina), e il cervello comincia a volerla ancora. E ancora. E ancora.
Ma c’è un problema: più ripeti, meno effetto ottieni.
Così aumenti la dose. O il tempo. O l’intensità.
E diventi schiavo di un sollievo che dura poco e costa tutto.
💔 Quando tutto comincia a cadere
Chi vive una dipendenza non si riconosce più.
Le relazioni si rompono. Il lavoro salta. Il corpo si ammala.
Ma la sostanza o il comportamento restano lì, a occupare ogni spazio, ogni pensiero.
Anche quando non c’è più piacere, c’è bisogno.
Anche quando fa male, non riesci a fermarti.

⚠️ Smettila di pensare “a me non succede”
La dipendenza non ha un volto unico.
Non colpisce solo chi vive ai margini.
Può toccare tutti: professionisti, studenti, padri, madri, ragazzi pieni di sogni.
Non serve “cadere in basso” per avere bisogno di aiuto.
Basta non essere più liberi di scegliere.
🙌 La libertà si può riconquistare

La dipendenza si può curare. Ma non da soli.
Serve una rete. Una comunità. Un ascolto vero.
Un luogo dove non sei un caso clinico, ma una persona che può ricostruirsi, un pezzo alla volta.
Uscirne non è facile. È un viaggio. Ma è possibile.
E ogni passo fuori è una vittoria che vale la vita.
👉 Prossimo articolo della serie:
“Droghe vecchie, droghe nuove: il mercato che ti mangia”
“Mi chiamo Andrea, e per anni ho smesso di essere io.”

Un giorno ho rischiato di perdere il controllo dell’auto. Avevo bevuto, tanto.
C’era mia sorella accanto. Lei non ha detto nulla. È scesa. Ha pianto.
E lì ho capito: non sceglievo più io.
Non guidavo più niente.
La dipendenza guidava me.
Avevo 19 anni quando ho iniziato a bere sul serio.
Non per fare festa, non per stare in compagnia.
Bevevo per sparire.
All’inizio era solo birra, poi vodka, poi quello che c’era. Bastava che facesse silenzio nella testa.
Mi dicevo che era normale. Che erano “gli anni belli”. Che dovevo solo sfogarmi.
Intanto perdevo amici, esami, lavoro. E me stesso.
A 24 anni pesavo 50 chili. Non dormivo se non crollavo svenuto. Mi svegliavo con tremori, nausea, vuoti.
Ma il problema, dicevo, non ero io.
Ero solo stanco. Confuso. Incompreso.
La comunità: non un posto, ma un inizio
Entrare in comunità è stato come cadere e atterrare su qualcuno che ti tiene.
Non ti alza subito. Ti lascia il tempo. Ma non ti lascia solo.
I primi mesi sono stati durissimi.
La voglia di mollare era ovunque: nelle mani che tremano, nei pensieri che urlano, nel corpo che vuole scappare.
Ma c’era qualcuno a ricordarmi, ogni giorno: “Tu non sei il tuo problema.”
Non mi hanno chiesto di essere perfetto. Mi hanno chiesto di essere onesto.
Mi hanno insegnato a guardarmi allo specchio senza disprezzo, a parlare senza vergogna, a respirare senza bisogno di stordirmi.
Ho imparato a ricostruirmi.
A sentire la rabbia senza doverla bere.
A sentire il vuoto senza doverlo riempire.
A sentire la gioia… senza averne paura.
Oggi
Oggi ho 32 anni.
Lavoro in un’officina meccanica. Faccio tardi solo se si rompe un motore, non se mi ubriaco.
Non sono “guarito”. Sono in cammino.
Ogni giorno scelgo di stare sveglio, pulito, vivo.
E ogni tanto vado a parlare ai ragazzi appena entrati in comunità.
E dico loro:
“Se senti che non sei più tu a scegliere…
sappi che puoi tornare a farlo.
Ma non da solo.
Inizia. Respira. Chiedi aiuto.
Ti aspetta una vita che non hai ancora vissuto.”
👉 Prossimo articolo della serie:
“Droghe vecchie, droghe nuove: il mercato che ti mangia”
👈Il precedente articolo della serie:
https://www.apwebradiomagazine.it/la-forza-dove-ricomincia-la-vita/




